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pag. 1  2  3  4 ELENCO COMPLETO
 
Snoopy and Friends - Il film dei Peanuts
(di L’Irriverente)
 

Una trama vera e propria non c’è, ma il film dei Peanuts, come le famigerate strisce a fumetti di Charles Shulz, è un susseguirsi di gag e situazioni che in questo caso sono narrate all’interno di un semestre scolastico. E le situazioni classiche ci sono tutte, da Lucy e il suo chiosco da psicologa, innamorata del pianista Schroeder che invece pensa solo al suo amato Beethoven, a Piperita Patti che si distrae sempre in classe. In questa avventura Charlie Brown tenta la sua impresa più grande: fare colpo sulla bambina dai capelli rossi, la nuova arrivata in classe. E poi c’è immancabilmente Snoopy, il cane più famoso del mondo dopo Lassie che aiuterà il suo padrone a conquistare l’amata, sempre se non impegnato a combattere, a cavallo della sua cuccia volante, il suo acerrimo nemico, il Barone Rosso.

L’ultima trasposizione su schermo della combriccola dei Peanuts non è un’operazione “vintage” per i nostalgici di una certa età, ma più un prodotto confezionato per i bambini di oggi abituati ad essere catturati da immagini veloci e colorate. Perde, quindi, un po’ di quell’aspetto adulto e sarcastico nelle battute. Tuttavia il film è realizzato da uno dei maggiori fan di Snoopy e riesce nel suo intento: diverte e mantiene tutti gli elementi che hanno reso immortali i personaggio di Shulz senza scontentare nessuno.
 
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Il viaggio di Arlo
(di L’Irriverente)
 

Arlo è il fratellino più piccolo di tre dinosauri e decisamente il più goffo e pasticcione della famiglia. Mentre gli altri fratelli crescono e aiutano i genitori a coltivare i loro campi, lui riesce solo a combinare guai e le sue insicurezze lo portano ad avere paura di tutto ciò che lo circonda. Vuole allora trovare un modo per riscattarsi catturando un intruso che ruba le provviste per l’inverno. Questo misterioso intruso è un cucciolo di uomo che non ha il coraggio di uccidere. Partito al suo inseguimento, Arlo si ritroverà lontano da casa ad affrontare ogni pericolo da solo con il piccolo primitivo con cui nascerà una tenera amicizia dove l’uno compensa l’altro. Il suo viaggio di ritorno sarà pieno di ostacoli, ma per lui sarà anche un lungo percorso di crescita.

La Pixar propone un altro bel film puntando stavolta più verso un pubblico infantile. Il film ha subito lo scotto di essere uscito a pochi mesi di distanza dal capolavoro “Inside Out”, ma riesce a mantenersi su buoni livelli. In primis sulla caratterizzazione dei personaggi. L’idea di base è sempre originale: ci sono dinosauri che non sono più estinti e si sono evoluti, mentre gli uomini sono rimasti allo stato brado.
Anche se la metafora del viaggio, inteso come percorso iniziatico, non è una novità, è comunque costellato da situazioni avvincenti e personaggi ben riusciti. Infine c’è l’aspetto tecnico: forse oggi si è abituati ad ottimi effetti speciali, ma la contrapposizione tra le fattezze dei personaggi ed il realismo con cui sono realizzate le ambientazioni e tutti i fenomeni naturali fa provare la sensazione di aver inserito la computer grafica in una location vera anche se così non è.
 
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007 - Spectre
(di Technino)
 

Dal 1962, anno dell'uscita del primo film sull'agente 007 di Ian Fleming (Licenza di uccidere), il successo dei film su James Bond e' stato sempre assicurato. Gli attori che hanno interpretato il ruolo di 007 sono cambiati negli anni, ma hanno sempre mantenuto la fredda determinazione che aveva reso il personaggio un po' fuori dal mondo, dedito al cinico dovere imposto dalla sua particolare "licenza" e con l'unica distrazione delle Bond Girls, usate senza essere amate. Nessun sentimento e nessun pentimento.

 

Con l'avvento di Daniel Craig il personaggio di Bond ha cominciato ad assumere contorni piu' "umani": si innamora di Vesper (Casino' Royale), si vendica di chi ha ucciso Vesper (Quantum of Solace) e cerca di proteggere, quasi come un figlio, il suo capo "M" dalla minacce di morte di un ex agente segreto che la odiava (Skyfall).

 

In quest'ultimo film (che speriamo non sia l'ultimo interpretato da Daniel Craig, uno dei migliori Bond di sempre) 007 si trova a combattere un vecchio nemico, la potentissima Spectre tornata alla ribalta dopo essere stata combattuta da Sean Connery e Roger Moore nei primi film della serie.

Dopo aver diretto il bellissimo Skyfall, Sam Mendes prende di nuovo le redini dell'icona bondiana, cercando di andare sino alle radici della sua anima.  Sulla scia di questa parabola eroica introspettiva, il nuovo film di Bond non dimentica la sua missione e procede coerente con chi lo ha preceduto, aperto da titoli di testa che fanno vedere i momenti fondamentali della saga vissuta da Daniel Craig. Sulle note del tema cantato, con voce femminea, da Sam Smith (il vincitore del Grammy di quest'anno) appaiono volti e vicende capaci di segnare per sempre la personalità schiva di 007, come fossimo davanti alla sigla di una serie TV che funge da raccordo e ricordo per lo spettatore  affezionato. 

Il volto segnato di Daniel Craig permette di analizzarne ogni ruga, così il Bond di Mendes si riconferma il più complesso di tutti: evita di godersi soltanto la vita (tra donne, cocktail e bei vestiti) per beffare la morte, sfiorare la fine e far emergere la sua identità più disperata e quindi autentica. Questa fascinazione mortifera viene confermata dal prologo di Spectre, ambientato a Città del Messico durante la parata del Giorno dei Morti tra scheletri festanti, carri funebri colorati e cadaveri che si divertono.  

Un contesto scenografico coerente con un agente che ormai vive in questo limbo, opera da solo e risponde al proprio desiderio di rischiare la vita, seguendo l'istinto. Riecco quindi Bond sulle tracce di Marco Sciarra, un nome e cognome segnalato dalla defunta M in un video postumo. L'uomo è solo un gancio per arrivare ad un'enorme organizzazione malefica che opera nell'ombra, un vero e proprio mostro tentacolare che si insinua nel mondo in maniera capillare, attraverso attentati, colpi di stato e oscure influenze economiche.

Mentre Bond è impegnato in questa faticosa rincorsa, l'MI6 è sull'orlo dell'estinzione, messa in discussione da un nuovo sistema informatico che permette di monitorare tutto e tutti.  Lunghi corpo a corpo, roboanti inseguimenti (splendido quello girato a Roma, con la bellissima Aston Martin DB10 inseguita da una Lotus spettacolare), tanto humour, e una Bond girl perfetta (Lea Seydoux), con due occhi magnetici ed un corpo mozzafiato.

Spectre è un film spettacolare che non ha un momento di sosta, proponendo situazioni che lasciano lo spettatore con il fiato sospeso fino all'ultimo.  A proposito di spettri, uno dei punti fondamentali del nuovo corso dedicato a 007 è l'identità di un nemico difficile da individuare. Mendes lo incarna in una piovra nera, simbolo perfetto di un nemico viscido e sfuggente che con i suoi tentacoli è capace di arrivare ovunque e a chiunque.

Questa particolare composizione dell'antagonista si sposa con la nuova conformazione del mondo digitale; una realtà dove ogni individuo ha barattato il controllo con la sicurezza, dove la libertà di tutti necessita di un monitoraggio invadente. Una contraddizione nella quale cadono anche i servizi segreti britannici, pronti ad utilizzare gli stessi, capillari metodi del nemico pur di garantire la sicurezza del paese. In mezzo a server, telecamere e computer, ecco che James Bond risulta obsoleto, uno strumento sorpassato ed inutile.

Prendendo atto di questa difficoltà, Mendes ci mostra ancora una volta un uomo alle prese con le sue debolezze fisiche e psicologiche, più facile all'impulsività che al ragionamento.  Il regista gioca con la mente di Bond utilizzando il cattivo di turno, interpretato da uno splendido Christoph Waltz che, dopo aver catturato l'agente 007, lo irride ricordandogli i momenti luttuosi e le perdite delle persone a lui care, alimentando il suo senso di colpa per non averle potute salvare. Ma Bond e' sempre lui, una persona che antepone alla tecnologia il fattore umano e la sua capacita' di fare delle scelte non basate sulle probabilita' che sono calcolate dai computer...... 

In conclusione, Sam Mendes porta a termine l'ottimo lavoro iniziato con Skyfall e ci propone un film che gli amanti della serie non potranno che apprezzare.

 
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Lo stagista inaspettato
(di Technino)
 

Ben (Robert De Niro) e' un ricco pensionato settantenne e vedovo, ex Vice Presidente di un'azienda che produceva elenchi telefonici cartacei, ormai soppiantati da quelli elettronici. Malgrado i tanti viaggi di vacanza, non riesce a rimanere senza lavoro. Gli capita di leggere un annuncio per l'assunzione di stagisti senior presso una societa' che si occupa di e-commerce nell'abbigliamento, decide così di presentarsi e viene assunto ed assegnato alla fondatrice dell'azienda, Jules, giovanissima e perfezionista (Anne Hathaway). Ovvia la diffidenza iniziale di Jules verso una persona di un'altra generazione, che pero' si tramutera' gradualmente in rispetto ed amicizia profonda.... 

La sceneggiatrice e regista Nancy Meyers, che ci aveva regalato due commedie sentimentali indimenticabili come What Women want e L'amore non va in vacanza, ritorna con questo film che parla di un incontro fra due generazioni e due attori che dimostrano un'empatia formidabile, Anne Hathaway e Robert De Niro, che e' uno dei segreti della buona riuscita del film: la prima, attrice straordinaria che abbiamo visto eccellere sia in ruoli drammatici che comici e d'azione; il secondo e' un mito, ormai definitivamente prestato alla commedia leggera. L'intesa tra i due è perfetta e si traduce in una naturalezza che agevola l'immedesimazione dello spettatore. 

Il film, anche se non raggiunge i livelli di quelli sopra citati, ha quella caratteristica tipica delle commedie della Meyers, la capacita' cioe' di far dimenticare allo spettatore la realta' quotidiana e di farlo entrare in una situazione irreale ma molto piacevole, una specie di sogno ad occhi aperti che lo fara' uscire dalla proiezione sentendosi piu' "leggero" di come era entrato. Con i tempi che corrono, non e' un merito da poco....

 
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Hotel Transylvania 2
(di L’Irriverente)
 

La figlia del conte Drac finalmente convola a giuste nozze ma… con un umano. Dopo qualche tempo i due hanno un figlio e ci si chiede se questo sarà umano o mostriciattolo. Mentre per la coppia è un dettaglio irrilevante, per nonno Drac invece è un problema e spera dal profondo del cuore che il bimbo abbia ereditato i suoi canini. Approfittando di un periodo in cui i genitori del piccolo sono fuori casa, Drac e tutti i suoi sgangherati amici come Frankenstain, Murray la mummia e Wayne l’uomo lupo, proveranno a tirare fuori dal bambino il vampiro che è in lui.

Il gruppo di mostri, che sembrano essere attinti dai classici Universal, tornano dopo lo strepitoso successo del primo film mantenendo lo stesso stile, ritmo e divertimento. Tutti riuniti e terrorizzati dagli umani, stavolta affrontano temi come il rapporto tra un padre e una figlia ormai adulta e indipendente e la tolleranza tra etnie, ma lo fanno sempre in gran stile comico, tra mille gag esilaranti e situazioni divertenti.
Da segnalare tra gli sceneggiatori il comico americano Adam Sandler e tra i doppiatori nostrani, Claudio Bisio che, dopo aver dato vita al bradipo Sid de “L’Era Glaciale”, è ora alle prese col protagonista indiscusso conte Drac.

 
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Sopravvissuto - The Martian
(di Technino)
 

Tratto da un romanzo di Andy Weir (L'uomo di Marte), Ridley Scott ci regala un film meraviglioso, che riesce ad emozionarci per tutta la sua durata, dandoci l'impressione di essere accanto al protagonista, l'astronauta e botanico Mark Watney (Matt Damon), che rimane sul pianeta rosso da solo, scaraventato lontano dai suoi compagni che lo avevano dato per morto durante una terribile tempesta di sabbia.

 

Il capitano Lewis (Jessica Chastain) cerca sino all'ultimo di soccorrere Watney, arrendendosi solo quando la situazione diviene disperata mettendo a rischio la vita anche degli altri 5 membri dell'equipaggio. Il modulo quindi e' costretto a partire lasciando Watney, che i dati biometrici davano per morto, solo su Marte. Ma Watney non e' morto: anche se ferito, riesce comunque ad organizzare una sopravvivenza basata sulla speranza, la forza d'animo e l'ingegno di una mente brillante. 

Giovandosi di un romanzo verosimile da un punto di vista scientifico e dell'assistenza tecnica della NASA, Ridley Scott costruisce un film credibile e scrupoloso nel voler spiegare allo spettatore ogni singolo passo del protagonista verso la sopravvivenza. Ogni esperimento chimico, ogni intuizione o procedimento biologico viene reso accessibile tramite i videolog di Watney, confessioni spontanee che ci fanno entrare in confidenza con un personaggio facile da amare, vicino al pubblico senza bisogno di parenti, mogli o figli ad aspettarlo sulla Terra. Mark Watney sembra essere solo, su Marte come sul suo pianeta. La sua dedizione alla causa e alla scienza dice tutto di lui e il film lo ribadisce senza cedere al fascino dello sdolcinato.

Campi lunghissimi ed emozionanti che ci danno l'impressione di essere su Marte, ampie panoramiche sulle immense distese di sabbia arancione all'interno di alte formazioni rocciose: la grandezza della regia di Scott si vede nel montaggio serrato, nello studio del protagonista, un uomo solo a 80 milioni di chilometri dalla Terra, che riesce a superare situazioni drammatiche con il suo ingegno ed il suo senso dell'umorismo, un eroe moderno che suscita subito una grande empatia.  

La musica ha un ruolo importante nel film, fondendosi in maniera imprescindibile con le sequenze più riuscite. Un jukebox sonoro dinamico, fuoriuscito dagli anni Settanta a suon di ABBA, David Bowie e Gloria Gaynor, musica che, ironicamente, Watney detesta ma si deve sorbire 24 ore al giorno perche' e' l'unica che c'e' nel computer del Comandante.... 

Il cast del film e' di grandissimo livello: oltre a Matt Demon, che interpreta magistralmente Mark Watney rendendo l'anima del personaggio, troviamo Jessica Chastain, formidabile Comandante della missione, Jeff Daniels e Sean Bean, tutti perfetti nelle rispettive parti. 

The Martian ha una caratteristica propria dei capolavori; finito il film si ha subito voglia di rivederlo! Il grande Ridley Scott e' tornato con un film che verra' ricordato negli anni....

 
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Everest
(di Technino)
 

Everest, del regista islandese Baltasar Kormakur, aveva una bella sfida davanti a sé: non tanto la montagna, con i suoi 8848 metri di roccia, ghiaccio e mille altre insidie, ma l'impresa improba di seguire cronologicamente due film inaugurali alla Mostra del Cinema di Venezia del calibro di Gravity di Cuaron e di Birdman di Inarritu.  

Difficilmente un'accoglienza fredda come quella che ha salutato la fine della proiezione del film dedicata alla stampa può preludere a un futuro glorioso come quello degli altri due, anche se, da molti punti di vista, Everest funziona bene: spettacolo ed emozioni non mancano, ma per fare un grande film non bastano uno scenario d'effetto, interpreti prestigiosi e il fascino di una storia vera. Una storia bisogna comunque saperla raccontare. 

Everest parte con le migliori premesse: introduce subito i suoi protagonisti, creando una certa tensione in particolare attorno a Rob Hall (interpretato da Jason Clarke), il capo della spedizione e proprietario di un'agenzia turistica che organizzava scalate all'Everest per quelli che erano pronti a sborsare 75.000 Dollari per il tentativo. Il suo "rivale", capo spedizione di un'altra agenzia turistica e' Scott Fisher (Jake Gyllenhal). Poi ci sono altri appassionati di scalate, tra cui un ricco texano, (Josh Brolin), desideroso di avventura. 

L'impressionante Everest e' introdotto bene, con bellissime riprese (consigliamo il 3D che le rende spettacolari al massimo), facendo vedere la grandi difficolta' tecniche della scalata, che inizia con una serie di seracchi e crepacci da superare salendo su piccole e ripide scalette di alluminio che sono solo un piccolo anticipo della prova terribile che attende gli scalatori. 

Il film narra una storia vera: Hall è stato un alpinista celeberrimo e le sue spedizioni, fino a quella fatale del maggio 1996, narrata nel film, erano tra le più "sicure". Ma quando si scala la piu' alta montagna del mondo i rischi ci sono sempre: nel caso della spedizione raccontata nel film si sono materializzati con un'improvvisa tempesta di vento e ghiaccio e con la mancanza di bombole di ossigeno, lasciate a varie quote per l'uso degli scalatori delle varie spedizioni che pero', essendo in troppi e non coordinati come tempi di scalata, ne avevano fatto un uso eccessivo lasciando la spedizione di Hall con poco ossigeno.

Il gran numero di scalatori dilettanti che affrontano l'Everest e' uno dei problemi trattati nel film, anche se frettolosamente: ad oggi, dopo la mitica scalata effettuata 60 anni fa da Sir Edmund Hillary e dallo sherpa Tenzing Norgay, sono piu' di 4.000 gli scalatori, per lo piu' dilettanti, che si sono cimentati con l'Everest ed il campo base e' pieno di rifiuti e sporcizia....  

L'aspetto visivo e tecnico è sicuramente il punto di forza di Everest, girato per buona parte sul posto (ma per le scene delle scalate sono state utilizzate le nostre Dolomiti, per ovvie ragioni di sicurezza), con un uso il più possibile limitato degli effetti speciali. Il sacrificio e la dedizione di interpreti e realizzatori è evidente: fotografia e montaggio sono impeccabili e gli effetti sonori impressionanti. Da un punto di vista spettacolare il film e' molto emozionante.  

Peccato che gli sceneggiatori ed il regista non siano riusciti a costruire un rapporto coinvolgente fra i protagonisti della scalata, tanto che il personaggio di Gyllenhaal, pur con tutto l'appeal del suo interprete, è uno degli evidenti punti deboli della sceneggiatura, che lo usa poco e male, finendo quasi per dimenticarselo nelle ultime battute.

Il momento piu' drammatico del film e' quello in cui  Doug Hansen incontra Hall di ritorno dalla vetta: Doug e' stremato dall'edema polmonare ed a corto di ossigeno, ma implora Hall di lasciarlo salire comunque fino alla vetta perche' sa che e' la sua ultima possibilita' di arrivarci. Hall sa che e' una follia: Doug è al limite e l'orario fissato per il rientro è passato abbondantemente, ma la sommità è lì a un passo, la gloria di quella conquista è troppo grande per negarla a quell'uomo che le ha dedicato tanti sacrifici. E cosi' lo accompagna in vetta segnando il destino di entrambi.

 
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Inside Out
(di Technino)
 

Inside Out è un capolavoro, un film da vedere e rivedere. Ingegnoso, divertente, talvolta commovente, poetico ed emozionante. Alla regia c'e' Pete Docter, già sceneggiatore di Toy Story e WALL•E, e premio Oscar al miglior film d'animazione per UP! Una nuova nomination all'Academy Award è assicurata e, molto probabilmente, sara' Oscar 2015 per i film d'animazione, anche se meriterebbe la Nomination per il Miglior Film in assoluto.  

Il film ci porta nella testa dell'undicenne Riley. Nel suo cervello, in una sorta di Quartier Generale, a governare le reazioni della bambina c'è un affiatato e buffo quintetto di emozioni antropomorfe: la leader è Gioia, solare, con corpo da fata; accanto a lei ci sono Tristezza, blu, bassa e tondetta, occhialoni e maglione a collo alto, sempre giù di morale; Paura, che tiene in guardia Riley, è viola e magrissimo e pronto a drammatizzare su tutto; Rabbia è tarchiatello e ovviamente rosso, in camicia e cravatta; Disgusto è verde e stilosa. Sono solo cinque le emozioni immaginate dalla Pixar alla guida dell'umanità eppure sono una sintesi perfetta. 

Quando la vita di Riley viene sconvolta da un trasferimento della famiglia, dal tranquillo e nevoso Minnesota a San Francisco, Gioia inizia a perdere terreno nei confronti di Tristezza. Trascinandosi mestamente e di soppiatto, Tristezza contamina i gioiosi "ricordi base" della bambina. Le cose si complicano quando entrambe vengono risucchiate fuori dal centro di controllo e Riley è lasciata in mano a Rabbia, Paura e Disgusto. Gioia e Tristezza devono fare un lungo viaggio all'interno del labirinto della mente umana per tornare al Quartier Generale e tentare di salvare Ridley dai sentimenti "negativi" che la stanno influenzando, allontanandola dai genitori.  

Docter, che è anche autore del soggetto e co-sceneggiatore, illustra l'oscuro spazio cerebrale con esemplificazioni e immagini ingegnose, intelligenti e spassose. Ci sono le Isole della Personalità di Riley: l'Isola della Famiglia, dell'Onestà, dell'Amicizia, dell'Hockey, e la fantastica Stupidera (che raccoglie tutte le spassose stupidaggini che fanno i bambini). 
C'e' la Memoria a Lungo Termine, un insieme di contenitori di coloratissimi e sferici ricordi, che gli Smemoratori tengono aggiornati eliminando quelli meno importanti; ci sono poi Immagilandia, il Pensiero Astratto (fantastico quello che succede quando lo si attraversa quando e' stato attivato...), la Discarica dei ricordi, il Treno dei Pensieri e la Cineproduzione di sogni: ognuno di questi "mondi" e' descritto con fantasia geniale dal regista-sceneggiatore. Non manca il Subconscio, dove gli Smemoratori portano i "piantagrane" e "dove tengono le paure più profonde". E poi i sogni a occhi aperti, i déjà-vu e, certo, ancora i déjà-vu...Una geografia mentale estremamente brillante e spiritosa, destinata forse ad ammaliare gli adulti ancor più che i bambini. 

Due sono le eroine del film: Gioia, sempre piena di entusiasmo ed inarrestabile anche quando la situazione sembra senza speranza, e Tristezza perche', per quanto l'aspirazione di tutti sia la felicità, la strada più sicura verso il benessere è una tavolozza ricca di emozioni e sfumature diverse. Anche Tristezza ha il suo indiscutibile valore. Quante opere d'arte non avremmo oggi se non ci fosse stata Tristezza a ispirarle. Inside Out ci dice anche questo: che tutte le emozioni sono fondamentali, anche quelle che ci fanno piangere. "Tutti vogliono essere felici, e da genitori vorremmo che lo fossero anche i nostri figli, ma purtroppo non è sempre così", ha detto Docter. "Ci sono anche le delusioni, il senso di perdita, i problemi. Le altre emozioni esistono per aiutarci ad affrontare la complessità della vita, che il film prova a esplorare". 

In conclusione, Inside Out e' un capolavoro che sara' forse apprezzato piu' da un pubblico di adulti ed adolescenti dotati di sensibilita', che dai bambini. Apre il film il Corto "Lava", che e' l'unica nota stonata: e' forse il Corto meno riuscito della Pixar. Ma non si puo' avere tutto....

 
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Operazione U.N.C.L.E.
(di Technino)
 

Dopo i due film, bellissimi, su Sherlock Holmes, Guy Ritchie ritorna ai film d'azione con questo Operazione U.N.C.L.E. , una spy story piena di un umorismo che la rende estremamente godibile. Racconta una storia che si svolge durante il periodo della Guerra Fredda, ma ribalta gli schemi con un'alleanza tra una spia russa (Ilya Kuryakin, interpretato dallo statuario Armie Hammer, gia' simpatico interprete del cow-boy in The Lone Ranger) ed una americana (Napoleon Solo, interpretato da Henry Cavill, che avevamo visto nell'ultimo film di Superman). La strana alleanza viene tenuta in piedi dal regista con l'uso di una incessante ironia durante tutte le scene d'azione, montate in maniera impeccabile: il film va avanti come un fulmine...  

Tratto da una fortunata serie televisiva degli anni '60, da cui fu tratto anche un film nel 1983, Operazione U.N.C.L.E. e' un film originale e divertente, che affascina subito lo spettatore con un'ambientazione perfetta (auto d'epoca, vestiti, location tutte ai massimi livelli), e che ci presenta una coppia di attori simpaticissimi che danno luogo a siparietti divertenti nel tentativo di dimostrare all'altro la propria superiorita'. 

 

Henry Cavill e' Napoleon Solo (che nella serie televisiva era interpretato da Robert Vaughn), dando dell'agente americano un'interpretazione piena di brio ed umorismo che ce lo rende subito simpatico, Armie Hammer e' Ilya Kuryakin, l'agente russo compagno di Solo nella serie: l'attore, con il suo metro e novantasei di altezza su cui troneggia una faccia da bravo ragazzo, e' un formidabile comprimario, bravissimo nelle scene d'azione e sempre pronto alla battuta per stuzzicare l'ego di Napoleon Solo. Completano il cast Hugh Grant, con un "cameo" a cui e' affidato tutto l'humor anglossassone che ci vuole in una vicenda di spionaggio, e due donne interessanti: l'ambigua compagna di Solo e Kuryakin, ben interpretata da Alicia Vikander, e la "villain" Victoria Vinciguerra, interpretata da Elisabeth Debicki, assolutamente perfetta nella parte. 

L'azione avvincente ed il dialogo brillante non basterebbero però da soli a tenere in piedi due ore di film. Il montaggio rapido e la regia frenetica danno al film quel tono frizzante tipico di Guy Ritchie, che ha anche il merito di aver trasformato i due agenti amici-nemici in personaggi carismatici come pochi. 

Esagerati come tutti gli agenti speciali devono essere, trasudano personalità e portano avanti la loro missione, tra una battuta e l'altra, senza perdere di vista l'obiettivo finale.  

In conclusione, un film che vi terra' incollati alla poltrona e vi fara' divertire, lasciandovi alla fine con il desiderio di vedere il sequel, sperando che la risposta del pubblico lo renda possibile...

 
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Minions
(di Technino)
 

Pierre Coffin e Kyle Balda, dopo il grande successo ottenuto da Cattivissimo Me e Cattivissimo Me 2 sia fra il pubblico adulto che fra i piu' giovani, hanno deciso di sfruttare la popolarita' dei buffi esserini gialli tirapiedi di Gru rendendoli protagonisti di un film tutto loro.  

E' stata una decisione saggia? Purtroppo no, per quanto siano simpatici i Minions, da soli non riescono a reggere tutta la trama di un film, mancano il fantastico Gru con le piccole orfanelle da lui adottate, il Professor Nefarius, la scombiccherata agente compagna di Gru, e cosi' la trama scorre un po' stancamente basandosi solo su una serie di situazioni buffe che, peraltro, in gran parte si erano gia' viste nei trailers del film.  

Comunque, per un pubblico di bambini il film e' sicuramente divertente, e forse era solo questo l'intento degli sceneggiatori e registi. Intelligente la scelta di ambientare il film negli anni '60, che ha consentito di avere citazioni di "cattivi" mitici (come il "Mostro della Laguna Nera" di Jack Arnold, del 1954) ed una colonna sonora che pesca da grandissimi successi di quei tempi, fra cui "Got to get you into my life" dei Beatles, "Purple haze" di Jimi Hendrix e "Mellow yellow" di Donovan. 

Azzeccata anche la scelta dei doppiatori italiani, con Luciana Litizzetto che doppia benissimo Scarlet Sterminator (anche se la doppiatrice in lingua originale, Sandra Bullock, e' insuperabile...), Fabio Fazio nei panni di Herb, il marito di Scarlet, ed infine Alberto Angela con la voce narrante.  

In conclusione: un film adatto solo ai bambini, che potreste recuperare in DVD o Blu Ray risparmiando il costo del cinema. 

 
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Mission Impossible - Rogue Nation
(di Technino)
 

L'ultimo episodio della saga, Mission Impossible - Protocollo Fantasma, risaliva a quasi quattro anni fa ed aveva avuto il merito di intraprendere in maniera decisa la strada dell'autoironia, come mai si era visto prima nella serie con protagonista l'agente speciale dell'IMF (Impossible Mission Force) Ethan Hunt. Questo era stato ottenuto grazie a tutta una serie di momenti divertenti in cui il film diretto da Brad Bird si prendeva felicemente poco sul serio, riuscendo così a intrattenere e far ridere lo spettatore, dandogli però al contempo la possibilità di assistere a una serie di sequenze d'azione e a una trama molto avvincenti.  

Christopher McQuarrie, regista e sceneggiatore di questo film insieme a Bryan Singer, continua nella direzione già tracciata da Protocollo Fantasma. Con questo Mission Impossible - Rogue Nation, infatti, scrive e dirige una sorta di action-comedy convincente, in cui le adrenaliniche sequenze d'azione, quando portate agli estremi, sono segnate da una componente palesemente autoironica e divertente.  

Il legame tra Protocollo Fantasma e Rogue Nation, d'altronde, è evidente fin dalla trama: Rogue Nation si focalizza proprio sulla caccia al temibile gruppo terroristico citato alla fine di Protocollo Fantasma. Questa volta, però, l'IMF è stata ufficialmente destituita e l'agente Hunt, ricercato dallo stesso capo della CIA (Alec Baldwin) poiché sospettato di essere ormai del tutto fuori controllo, può contare solo sull'appoggio di alcuni fidati colleghi e, forse, dell'ambigua e letale "femme fatale" Ilsa Faust, interpretata dalla convincente ed atletica attrice svedese Rebecca Ferguson, due occhi che bucano lo schermo.  

Rogue Nation ci tiene davvero molto a non prendersi sul serio e lo dimostra apertamente sin dalla primissima sequenza in cui Ethan salta al volo su un aereo in decollo, senza che nessuno riesca ad aprirgli lo sportello per entrare, con divertenti battute dei vari membri della squadra che partecipano alla missione.

Sempre a proposito di azione, molto affascinante è la lunga sequenza dell'Opera di Vienna in cui, dietro le quinte di una rappresentazione della Turandot di Puccini, si consuma un duello senza esclusione di colpi che coinvolge contemporaneamente più personaggi e rimanda alle atmosfere tipiche del più classico cinema di spionaggio.  

In conclusione, un film in perfetto equilibrio tra action e commedia, coinvolgente e spassoso, che vi terra con il fiato sospeso per due ore senza calare di ritmo.
 

 
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Ant-Man
(di Technino)
 

La Marvel fa ancora centro con questo film, basato su un eroe piccolissimo, che utilizza schiere di formiche comandandole con uno strano congegno che invia impulsi magnetici al loro cervello. E' stato una sorpresa, perche' pochi credevano che il passaggio da supereroi dotati di forza sovrumana e capacita' di volare (Iron Man e Thor) ad un eroe piccolo come una formica potesse essere spettacolare, ma la Marvel ha fatto ancora una volta centro: Ant-Man e' un film tra i piu' riusciti della saga, degno di stare alla pari di Iron Man, The Avengers e Thor-The dark world. 

Il film, ben diretto da Peyton Reed, si giova della sceneggiatura di Wright e Cornish che hanno puntato su dialoghi e situazioni molto divertenti, accentuando il carattere di "commedia d'azione" tipico dei film Marvel. Il protagonista Scott Lang (ben interpretato da Paul Rudd, co-sceneggiatore del film, con il suo innato talento comico) sta per uscire dalla prigione e non ha  intenzione di tornarci più. Ma la vita fuori dal carcere è difficile quando si ha la fedina penale sporca ed così si ritrova immischiato in qualcosa di molto più grande di lui: in una cassaforte della villa di un ricco scienziato (un grande Michael Douglas, che non smette mai di stupire) trova una strana tuta che ha la proprieta' di farlo rimpicciolire alle dimensioni di una formica semplicemente premendo un tasto...... 

Inizia cosi' la sua avventura, che lo portera' all'interno di un laboratorio per impedire che il cattivo di turno (Il Calabrone) possa vendere all'Idra una micro tuta dotata di poteri di distruzione di massa. Nella sua impresa verra' aiutato da varie specie di formiche (molto divertente la fase di addestramento all'uso della tuta e delle formiche, con riprese del micro-mondo molto spettacolari), e da Evangeline Lilly, la figlia dello scienziato, che mette in mostra la sua abilita' nelle arti marziali ed il suo fascino magnetico. Citiamo poi uno degli scombiccherati compagni d'avventura di Ant-Man, il suo amico Luis (Michael Peña), che contribuisce significativamente ad alzare il tono della commedia, con battute al fulmicotone.

L'unico piccolo neo del film e' la scelta del "villain", lo scienziato Darren Cross interpretato da un Corey Stoll privo di espressione e di qualsiasi carisma, che ci fa rimpiangere l'insuperato Loki di Tom Hiddleston nei film di Thor e nel primo degli Avengers. 

In conclusione, Ant-Man e' un film che entusiasmera' gli appassionati Marvel ed anche chi desidera divertirsi con un action movie originalissimo. Aspettiamo il seguito preannunciato dalla solita scena finale messa durante i titoli di coda.

 
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Jurassic World
(di Technino)
 

Le potenzialità, commerciali e narrative, di Jurassic Park, dell'intuizione alla base del romanzo di Michael Crichton e del primo film di Spielberg del 1993, sono infinite. Lo dimostrano la popolarità e le copie vendute del libro ed il miliardo di dollari di incasso del film, che si accompagnano ad una passione mai estinta dei bambini di tutto il mondo e di ogni epoca per i possenti animali che hanno abitato il nostro pianeta per 135 milioni di anni, dalla loro apparizione nel corso del Triassico fino alla drammatica estinzione di massa accaduta 65 milioni di anni fa, per ragioni rimaste ancora misteriose. 

Con un'intera nuova generazione pronta a stupirsi nel vedere i dinosauri tornare sul grande schermo, sarebbe stato giustificato realizzare un rifacimento dell'originale, ma l'idea del produttore Spielberg e del regista Colin Trevorrow è stata diversa, rendendo questo nuovo quarto capitolo un vero e proprio sequel.

Sono passati 22 anni. Il parco è aperto, come ci tengono a sottolineare poster e materiale promozionale, ed è anche un grosso successo. E, rispetto a quello che abbiamo visitato per la prima volta nel 1993 insieme al primo gruppo che l'avrebbe dovuto valutare, è un vero e proprio parco a tema in linea con i migliori del mondo, con le sue attrazioni, le sue strutture all'avanguardia, ed ovviamente i suoi dinosauri.

Un parco, ancora una volta sull'Isla Nublar del primo film, che scopriamo e viviamo attraverso gli occhi del piccolo Zach, in visita insieme al fratello Gray grazie ad uno speciale pass da VIP ottenuto dalla manager del Jurassic World, loro zia (un'ottima Bryce Dallas Howard, figlia di Ron Howard): la camera del regista si concentra sul ragazzino, lo segue, ci mette nelle condizioni di sentire letteralmente la sua ansia di vedere il parco ed i suoi ospiti preistorici, dal battello al cancello d'ingresso, fino all'hotel e le prime attrazioni, sempre circondati da una folla di visitatori entusiasta.  

È presente una sottile critica degli autori ad un pubblico difficile da accontentare e a una società che con i suoi stimoli continui, frenetici e sempre maggiori lo ha creato: ai visitatori del Jurassic World non basta più vedere uno stegosauro o persino il T-Rex, hanno bisogno di stimoli sempre nuovi e più stupefacenti.

Per seguire questa richiesta del pubblico, la dirigenza del parco è stata costretta a mettere in cantiere una nuova attrazione esuberante ed imponente: il primo dinosauro ibrido, più grosso di un Tirannosauro, più potente di qualunque creatura mai vista sulla Terra. E per questo più incontrollabile: nella sua breve vita in cattività, l'Indominus Rex, questo il nome della nuova creatura, ha già fatto fuori il fratello e richiesto un potenziamento del suo recinto. 

Lo spettatore cinematografico di oggi è un po' come i visitatori di Jurassic World ed ha bisogno di stimoli audiovisivi sempre più forti, di mostri sempre più grandi e ritmi sempre più forsennati. Il regista è bravo a raccontare gli eventi su un doppio binario, da una parte il primo impatto dei ragazzi con il parco, mostrandocene la magnificenza e l'incredibile attrattiva, dall'altro il complesso controllo dell'Indominus Rex, che avendo fra i suoi geni quelli delle seppie, ha la straordinaria capacita' di mimetizzarsi.... 

Jurassic World riapre un franchise messo da parte da oltre un decennio, ma lo fa con una forza tale da rappresentarne un nuovo inizio ancor più appetibile dal punto di vista commerciale: nuovi personaggi ben costruiti (su tutti il Grady di Chris Pratt, che ricordiamo efficace protagonista de "I Guardiani della Galassia" della Marvel), nuovi dinosauri realizzati in maniera sempre più convincente, ma soprattutto intuizioni e trovate nella costruzione delle sequenze che aggiungono linfa vitale alla saga dei dinosauri di Spielberg.

Ottime le musiche rielaborate da Michael Giacchino a partire dalle originali di John Williams e bella l'idea di riproporci alcuni ambienti del primo film per mantenere la sua storia. Jurassic World e' un bellissimo film, che fa venire voglia di vederne un seguito che completi la storia e la porti a livelli di intrattenimento sempre più elevati.

 
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Pitch Perfect 2
(di Technino)
 

Dopo Pitch Perfect ("Intonazione perfetta", uscito in Italia con il titolo Voices), e' la volta di Pitch Perfect 2, un sequel con le stesse protagoniste, affidato alla regia di Elisabeth Banks.  

La colonna sonora di Pitch Perfect 2 si apre con la brevissima Universal Fanfare, incisa da Elizabeth Banks e John Michael Higgins, per poi passare al mashup delle hit Timber e Wrecking Ball, interpretato in modo impeccabile dalle Barden Bellas, proprio come accade con la successiva Lollipop nella versione dei Treblemakers, il gruppo maschile che nel primo film si scontrava con le protagoniste e che ora purtroppo e' presente musicalmente solo in due momenti del film, dando poco spazio alle ottime capacità vocali mostrate da Skylar Astin, il ragazzo di Beca (Anna Kendrick).

Il gruppo vocale antagonista delle Bellas in questo sequel e' quello dei Das Sound Machine, che si presenta con una versione di Uprising dei Muse, in cui l'accento tedesco degli artisti è fin troppo enfatizzato da un volume sonoro troppo elevato.

Elizabeth Banks debutta nella regia di questo sequel e recita nella parte della commentatrice radiofonica delle prestazioni canore delle Bellas, con commenti divertenti e dissacranti, affidati anche al suo partner di postazione iper-maschilista (John Michael Higgins). È un debutto con personalità, sebbene la sostanza narrativa, in questo capitolo così come nel precedente, sia sempre estremamente esile. Ma proprio la semplicita' della trama mette a dura prova la regia perche' il minimo errore, in eccesso o in difetto, risalterebbe più del dovuto: spinti decisamente in secondo piano i fidanzati e la guerra fra i sessi, in Pitch Perfect 2 sono evidenziati i rapporti tra le ragazze e la sfida creativa di Beca,  che lavorera' insieme ad una new entry, Hailee Steinfeld, bella presenza e bella voce.

In un simpatico siparietto del film, Snoop Dog ed Anna Kendrick, sempre a proprio agio nel cantare, ci riportano ad atmosfere natalizie con la loro Winter Wonderland/Here Comes Santa Claus: un duetto molto gradevole, che tra qualche mese sarà ancora più piacevole da ascoltare nelle feste natalizie.  

Il momento chiave di Pitch Perfect 2, ovvero l'esibizione delle Barden Bellas al campionato mondiale, riassume tutti i concetti fondamentali alla base della storia di Beca, Ciccia Amy, Chloe e delle altre protagoniste: girl power, divertimento e, soprattutto, l'importanza dell'amicizia.
Nella parte finale c'è spazio per Flashlight, un brano bellissimo che inizia con un duetto fra Anna Kendrick ed Hailee Steinfeld e prosegue in maniera emozionante con l'ingresso delle altre Bellas, fino ad un trascinante finale con un coro di sottofondo cantato da tutte le Bellas che si sono succedute negli anni precedenti alla Barden University. Brividi.

In conclusione, Pitch Perfect 2 e' un sequel divertente che, come il primo film, piacera' soprattutto ai giovani ed agli amanti della musica pop. Ci sara' un sequel? Pensiamo sia probabile, dato che il film e' gia' un campione di incassi, avendo superato nelle prime settimane di programmazione negli USA persino quelli di un blockbuster come Mad Max - The fury road!

 
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MAD MAX - Fury Road
(di Technino)
 

Sono passati trent'anni dall'ultimo film della saga di Mad Max (Interceptor, Il guerriero della strada e Mad Max oltre la sfera del tuono), che aveva fatto conoscere al grande pubblico un regista-sceneggiatore visionario come George Miller, ed un giovane attore di talento, Mel Gibson. Presentare dopo tutto questo tempo un quarto capitolo della saga poteva apparire rischioso e destinato all'insuccesso. 

Invece George Miller riprende in mano la sua creatura, e i trent'anni trascorsi sembrano solo aver reso ancora più lucido lo sguardo del regista ed averne aumentato la fame di spettacolarità e follia. Perché questo film è un sequel riuscitissimo, un ritorno alle origini aggiornato e adattato al cinema di oggi, con un ritmo nell'azione che lascia letteralmente senza fiato.

Mad Max - Fury Road è un film incentrato su un unico e lunghissimo inseguimento, interrotto da pochissime e brevi pause, che però non risulta mai stancante o già visto, riuscendo a regalare un crescendo inesorabile di spettacolarità e tensione, con una colonna sonora incalzante che accompagna benissimo l'azione, e con scene che sembrano studiate da coreografi circensi per quanto sono belle e spettacolari. Da un punto di vista tecnico il film è assolutamente straordinario, il montaggio è perfetto ed il lavoro degli "stuntman" talmente rischioso da rasentare l'impossibile: il numero di esplosioni ed acrobazie, in auto o senza, richieste dalle riprese e' enorme.

Ma per quanto la spettacolarità, l'aspetto tecnico e la resa visiva del film siano certamente gli aspetti che più colpiscono nell'immediato, quello che rende speciale questo film è il lavoro fatto da Miller sulla sceneggiatura e la chiara volontà di voler sovvertire le regole abusate dei blockbuster, allontanandosi rapidamente dai tanti cliché che a prima vista sembrerebbero essere invece presenti: l'inevitabile rapporto sentimentale tra i due protagonisti, le figure femminili indifese, la ricerca di un paradiso lontano. 

Il film ha pochissimo spazio per dialoghi o per spiegazioni, ma si limita spesso a raccontare il minimo necessario; nonostante questo riesce comunque ad ampliare ed approfondire un universo già ricco in partenza, e a caratterizzare molto bene sia i protagonisti che gli antagonisti. A brillare su tutti ci sono ovviamente Tom Hardy e Charlize Teron: il primo interpreta un Max ormai tormentato e braccato dal suo passato e vittima della violenza di una banda di esseri degradati e deviati; l'attrice è invece la carismatica e coraggiosa Imperator Furiosa, una guerriera che non si è fatta ammaliare dal potere ma anzi sceglie di rimanere fedele al suo passato e alla dignità degli esseri umani, in particolare delle donne.

Si tratta di due antieroi, ma (oltre ovviamente alla bravura degli attori) è il modo in cui lo script li utilizza e li fa interagire tra loro che supera le usuali dinamiche di coppia e che proprio per questo dona loro una profondità ed un fascino che è certamente superiore a quanto sembrerebbe emergere dagli scarni dialoghi.

Miller lascia che siano gli sguardi a parlare e che sia lo spettatore a riempire quei silenzi, a far propria la loro storia, la loro missione e anche il loro futuro.  Ci sarà un sequel? Speriamo di si', questo nuovo Mad Max - Fury Road lo meriterebbe.

 
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